Emergenza
aborto all'ospedale Niguarda è una notizia di pochi giorni fa , i
medici non obiettori si sono ridotti a due e per garantire
l'applicazione della legge 194 i vertici ospedalieri hanno dovuto
chiedere aiuto ai ginecologi del Sacco.
Anche
quest'anno la relazione
del Ministro della Salute
sullo stato di applicazione della legge 194 conferma la netta
riduzione dei tassi di abortività nel nostro Paese,(- 54.9% dal
1982) sottolineando il dato di fatto che la legge funziona,
nonostante gli innumerevoli attacchi subiti nei trentacinque anni
trascorsi dalla sua approvazione.
Il
dato più preoccupante riguarda proprio i numeri relativi
all'obiezione di coscienza (70.7%) che, tra l'altro sottostimano il
dato reale. I dati ministeriali infatti non tengono conto
dell’esistenza di una “obiezione di struttura”: che significa
che in molti ospedali del nostro paese i servizi per le interruzioni
volontarie di gravidanza semplicemente non esistono.
La
situazione nel nostro paese vede infatti passare dal 1983 a oggi il
numero di ginecologi obiettori dal 59,1 al 70,7% (con punte dall' 80
al 91% in Basilicata, Sicilia Campania Lazio e provincia di Bolzano)
contro una sostanziale stabilità del numero di anestesisti obiettori
(dal 50.4 al 51.7) e del personale paramedico (dal 44.5 al 44.4)
( i
dati si riferiscono alla relazione del Ministro della Salute sullo
stato di applicazione della legge 194 nell'anno 2013)
Anna
anni 46 madre di tre figli casalinga Imola
per abortire è stata
costretta ad andare in una città diversa dalla sua
“ Quando ho scoperto che
la bambina che aspettavo era affetta dalla sindrome di Patau
(incompatibile con la vita) ero nello studio della mia ginecologa,
l'ho vista sbiancare ed abbassare lo sguardo, il mio cuore si è
fermato con quella drammatica diagnosi.
E la situazione si faceva
tanto più terribile perché ero di venti settimane, ed avevo solo
quattordici giorni per rientrare nei termini stabiliti dalla legge
per ricorrere ad un aborto terapeutico.
Il giorno successivo mi
sono presentata al pronto soccorso con il certificato del mio medico
e mi sono scontrata con un ginecologo obiettore, che dopo aver letto
distrattamente la diagnosi mi ha guardato sprezzante dicendo: “noi
qua non aiutiamo ad uccidere dei bambini, lo sa che a venti settimane
sono già formati? Siete tutte brave a rimanere incinta, tanto poi se
c'è un problema abortite.”
Sono quasi svenuta per
quelle parole, sono scappata piangendo, mi sentivo morire.
Appena arrivata a casa ho
telefonato disperata alla mia dottoressa che il giorno successivo mi
ha preparato le carte per il ricovero nell'ospedale dove lavorava lei
(a Torino) e ha fatto in modo tale che non mi imbattessi in nessun
altro medico obiettore, occupandosi personalmente del mio aborto
terapeutico.
Per usufruire di un mio
diritto sono dovuta andare in un'altra città, ma se non avessi avuto
l'aiuto della mia ginecologa cosa avrei fatto?
Credo che nessuno abbia
il diritto di condannarci, siamo noi mamme le peggiori giudici di noi
stesse”
Paola C. Roma 55 anni
libera professionista due figli
“Sono rimasta incinta
all'inizio degli anni novanta, nonostante avessi la spirale, e non
potessi permettermi di avere un altro figlio.
Ho pensato in tutti i modi
a come fare per tenerlo, ma sia per motivi economici che di salute
(mi era stato prelevato il rene destro per un tumore da meno di un
anno, il mio fisico era ancora molto provato) purtroppo ci ho dovuto
rinunciare.
Ho iniziato cosi il
cammino per usufruire della IVG , venivo sballottata da un
consultorio all'altro, non c'era più posto, il medico era obiettore,
e più passavano i giorni più ero terrorizzata dall'idea di passare
le dodici settimane consentite per l'interruzione volontaria di
gravidanza.
Quando è arrivata la
chiamata ero già di dieci settimane e la sera prima dell'intervento
ero talmente scossa, che per lo stress ho avuto un aborto spontaneo.
Non lo volevo è vero, ma
non per questo quando mi sono resa conto di quello che stava
succedendo, non sono stata male, anzi.
Mi sono sentita una madre
cattiva.
Così la mattina
successiva sono andata in ospedale con mio marito portando con me il
contenitore con le prove fisiologiche dell'avvenuto aborto, ho fatto
presente la situazione, e hanno deciso di ricoverarmi per farmi un
raschiamento il giorno successivo.
I ginecologi, tutti
obiettori al mio arrivo in sala operatoria mi etichettano come “una
mancata 194” e li sento parlare: sono convinti che mi sia indotta
l'aborto con qualche farmaco, e così decidono di trattarmi non come
una donna, ma come un'inutile contenitore.
Mi
legano per i piedi e mi appendono a testa in giù (per lavorare
meglio, perché così la parte in cui dovevano lavorare era
all'altezza dei loro occhi e delle loro mani) come fossi un animale
da macello.
E' come se fossi stata violentata nell'anima e nel corpo. Al mio risveglio non sono riuscita nemmeno a raccontarlo a mio marito, ma, se tornassi indietro, li denuncerei per evitare che possa succedere a qualcun'altra quello che è successo a me”
E' come se fossi stata violentata nell'anima e nel corpo. Al mio risveglio non sono riuscita nemmeno a raccontarlo a mio marito, ma, se tornassi indietro, li denuncerei per evitare che possa succedere a qualcun'altra quello che è successo a me”
Daniela di Terni anni 43
impiegata
“ Quando ho scoperto di
essere incinta ero felicissima, cinque mesi ad immaginare la faccia
del mio bambino, immaginare i suoi occhi, la sua bocca, sogni
infranti la mattina dell'ecografia morfologica.
Mio figlio aveva la spina
bifida che aveva portato un mancato sviluppo del midollo spinale,
così ho deciso, devastata, di abortire.
E' cominciata l' odissea
nell'ospedale della mia città, nessuno sembrava capire che dietro
alla decisione di una madre di rinunciare al proprio figlio c'è uno
strazio che non avrà mai fine.
Dopo essere stata
ricoverata tra gli sguardi di disapprovazione generale, sono stata
abbandonata, nessuno si è più avvicinato a me,
Mi ricordo ancora il viso
della dottoressa che, senza la minima compassione, si avvicinò al
mio letto (mentre ero sotto contrazioni) e con voce quasi meccanica
dire: “ hai diritto a un letto, all'interruzione volontaria di
gravidanza e all'assistenza post-parto, ma non ad una presenza medica
e ostetrica durante il travaglio perché siamo tutti obiettori di
coscienza.”
Sono stata lasciata da sola e disperata con mio figlio morto tra le gambe per un tempo che mi è sembrato interminabile, come per punizione.
Sono stata lasciata da sola e disperata con mio figlio morto tra le gambe per un tempo che mi è sembrato interminabile, come per punizione.
Ho sentito dire
all'ostetrica che me lo meritavo: ero un'assassina.
Sono
stata trattata come un mostro, quel giorno non ho perso solo il mio
bambino, ma anche una parte di me stessa.”
Dottoressa
Barbara Del Bravo ginecologa ospedaliera presso ospedale di Pisa
Perché
quello dell'obiezione di coscienza dei medici è diventato un tale
problema, sono davvero aumentati?
“purtroppo
sì, non posso che confermare il dato emerso dalla relazione del
Ministero della salute, negli ospedali italiani il numero dei medici
obiettori è cresciuto in modo esponenziale: sono aumentati del 17,3%
in trenta anni.
Un
dato così preoccupante da indurre il Comitato
Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa a riconoscere
ufficialmente che l'Italia viola i diritti delle donne che -alle
condizioni prescritte dalla legge 194/1978 - intendono interrompere
la gravidanza.
Un
esempio fra tutti la Regione Lazio dove in dieci strutture pubbliche
su trentuno (esclusi gli ospedali religiosi e le cliniche
accreditate) non si eseguono interruzioni di gravidanza. Tra queste,
due sono strutture universitarie (il Policlinico di Tor Vergata e
l’Azienda Ospedaliera S. Andrea), che dunque disattendono anche il
compito della formazione dei nuovi ginecologi, sancito dall’art.15
della legge 194.”
Articolo interessante su un argomento che non si riesce ad affrontare senza preconcetti..
RispondiEliminagrazie, questa è un'inchiesta che ho fatto per Donna Moderna uscito a giugno di quest'anno, è stato un drammatico viaggio nelle esperienze di donne che ancora non si sono perdonate e vivono nel lutto per tutta la vita.
Eliminain uno Stato che prevede una legge come la 194 non dovrebbero esistere obbiettori. a medicina ci sono tante specializzazioni...e lo dico da credente, da madre che ha partorito sua figlia morta a 22 settimane e che per un attimo si è immedesimata in una mamma che sceglie di non avere il suo bambino.Chi pensa che la 194 sia usata come un contraccettivo non conosce il protocollo a cui si deve giustamente sottoporre la donna nè tantomeno i risvolti emotivi della stessa. Penso che non ci sia decisione più tragica per cui mi piacerebbe ci fosse se non comprensione almeno astensione dal giudizio...nessuno di noi è Dio...
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