lunedì 28 aprile 2014

Articolo tratto da Vanity Fair del 27/04/2014

«Io, salvata dagli angeli della Concordia»

 L'intervista a Paola Nappi, la giornalista del tg3 che ha avuto un Ictus all'Isola del Giglio mentre documentava gli avvenimenti della Costa Concordia

 




Paola mi apre la porta di casa sua, si ferma un attimo mi abbraccia senza preavviso e con gli occhi lucidi mi dice: «Hai visto come sono cambiata? Sono l'ombra di me stessa». Scuoto la testa, l'abbraccio e poi le dico di non pensarle nemmeno queste cose perché lei ha vinto la guerra.

Paola Nappi è una sopravvissuta. Inviata del tg3 della Toscana, volto di punta, quarantanove anni, un marito e due figli, si trova all'Isola del Giglio per la messa in suffragio dei naufraghi della Costa Concordia, quando all'improvviso la sua testa va in blackout e sviene sulle scale della chiesa del porto.

E' una lotta contro il tempo, il caso vuole che sia pronto un elicottero e che venga trasportata d'urgenza prima a Grosseto, stabilizzata ed intubata in volo, e poi, vista la gravità della situazione, trasferita alle Scotte di Siena e operata d'urgenza al cervello dalle 2 alle 8 di mattina. Giorni di coma farmacologico, una lotta tra la vita e la morte, ma Paola Nappi è la giornalista guerriera, come viene amorevolmente soprannominata dalla rete, e ora dopo ora si accendono le speranze di un suo possibile risveglio.
Nei suoi occhi intravedo tutta la sofferenza che ha passato ma anche la felicità di una miracolata.

Sei entrata giornalista e sei uscita guerriera te lo saresti mai aspettato?
«Di svenire sui gradini di una chiesa e di ritrovarmi in un letto d'ospedale più morta che viva? Direi di no. A parte gli scherzi avevo avuto qualche avvisaglia di mal di testa, ma niente che non si potesse risolvere con un'aspirina. Erano giorni però, forse settimane, che non riposavo, non mi prendevo una pausa, e alla fine il mio corpo si è ribellato e si è spento».

Dalla notte del naufragio della Costa Concordia, era il 13 gennaio 2012, immagino
«Anche da prima forse, mi ricordo che il cellulare è squillato era il caporedattore che mi avvisava di quello che era successo e mi chiedeva di partire subito, ma io il giorno dopo ero libera ed avevo un viaggio organizzato. Gli ho detto di no. Se non andavo con mio marito rischiavo il divorzio».

E quando sei partita?
«Due giorni dopo, era un continuo andare all'isola e tornare a Livorno, e ogni volta il relitto mi sembrava sempre più grande, non riuscivo a togliermelo dagli occhi nemmeno quando tornavo a casa. Immaginavo il terrore che dovevano aver provato i naufraghi, in particolare la piccola Dayana, da mamma non riuscivo a non pensare a lei».

Passa un mese e il 13 febbraio viene celebrata una messa in memoria del naufragio «Sono arrivata al Giglio quella mattina, e già erano presenti molti dei naufraghi e dei parenti delle 32 vittime. Tornavano nella Chiesa che quella notte li aveva accolti, tornavano con le coperte lavate e stirate da restituire agli abitanti che li avevano riscaldati. C'erano i giornalisti di tutto il mondo, le tv straniere, i volontari delle ambulanze della Toscana, tanta neve, e freddo».

All'improvviso ti senti male...
«Un aneurisma al cervello. I volontari delle ambulanza erano lì per i sopravvissuti della Costa Concordia e hanno salvato me. Mi hanno messa in elicottero e portata a Siena dove sono stata operata subito, se non fossi stata lì probabilmente non mi sarei salvata».

Hai avuto paura di non farcela?
«Sì, anche perché il recupero è stato ed è tuttora molto difficile, appena mi sono risvegliata dal coma non riuscivo a parlare, mi stancavo subito, prima di rialzarmi ci ho messo dei mesi».

Dove hai trovato la forza?
«Dai miei figli e mio marito in primis, e poi tutte le testimonianze d'affetto ricevute dai colleghi e dalle persone incontrate durante il mio lavoro, avevano anche creato un blog dove si scambiavano informazioni e mi incitavano a non mollare. Ogni giorno sulla bacheca di Facebook mi lasciavano messaggi di incoraggiamento. C'era chi pregava, chi mandava sms al mio cellulare spento, nel momento del bisogno ho scoperto che tante persone mi volevano bene».

Qual è stato il momento più bello della ripresa?
«Quando mio marito mi ha portato il tablet e mi ha detto di scrivere sul mio profilo per salutare tutti. Ho scritto solo: “ciao sono Paola, la giornalista guerriera: ce l'ho fatta».

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